- Home
- Edizione 2012
- 14 Maggio
- 15 Maggio
- 16 Maggio
- 17 Maggio
- 18 Maggio
- 19 Maggio
- 20 Maggio
- Edizioni precedenti
- Contatti
DEL FANTASTICO DON CHISCIOTTE
Classe 4A e Laboratorio delle diverse abilità
Liceo Statale Maffeo Vegio
Trentatre attori-musicisti in scena con strumenti-giocattoli, un baule, un grande libro, un mastello, due secchi, nove bambù, vecchie lenzuola, uno scudo di cartone, due lanterne, quattro spade come un tempo le facevano di legno i bambini, un manico di scopa trasformato in lancia, un aereo mulino, la testa di un ronzino danno vita al prologo e ai primi otto capitoli del fortunato e labirintico romanzo di Miguel Cervantes Don Chisciotte della Mancia. Costruito sul filo del paradosso lo spettacolo vuol mostrare il potenziale di verità adombrato nel gioco del fantastico. Fin dalle prime battute strumenti finti producono musica vera, come già John Cage aveva felicemente intuito. Così nel ritmo dello sdoppiamento e della moltiplicazioni delle identità del cinquantenne cavaliere della Mancia i limiti di un corpo immobilizzato trovano la via immaginativa del loro superamento. Due don Chisciotte si presentano sulla scena . Il primo rievoca la figura del Mancego e della sua condizione sociale, il secondo a cavallo della sua carrozzella alla fine sconfigge nella “spaventosa e inaudita avventura dei mulini a vento” il rischio della solitudine e di una mancata comunicazione. Per voce di una narratrice il racconto procede attraverso dodici scene: la famiglia e la dieta del cavaliere, le letture notturne e i cavalieri fantasma, la ricerca di Dulcinea, il battesimo del ronzino, la partenza per la vita errante, l’arrivo all’osteria considerata un castello, l’investitura a cavaliere, il cammino nella foresta, la liberazione del giovane contadino, l’incontro e la lotta con i mercanti, il ritorno a casa e l’avventura dei mulini a vento. Alla felice intuizione di Federico Bonifati e alla sua scrittura poetica si deve l’ultima scena. Ad Alberto Braida si deve la musica della canzone tratta dalle poesie che seguono il prologo del Don Chisciotte.
Classe 4A e Laboratorio delle diverse abilità
Liceo Statale Maffeo Vegio
Trentatre attori-musicisti in scena con strumenti-giocattoli, un baule, un grande libro, un mastello, due secchi, nove bambù, vecchie lenzuola, uno scudo di cartone, due lanterne, quattro spade come un tempo le facevano di legno i bambini, un manico di scopa trasformato in lancia, un aereo mulino, la testa di un ronzino danno vita al prologo e ai primi otto capitoli del fortunato e labirintico romanzo di Miguel Cervantes Don Chisciotte della Mancia. Costruito sul filo del paradosso lo spettacolo vuol mostrare il potenziale di verità adombrato nel gioco del fantastico. Fin dalle prime battute strumenti finti producono musica vera, come già John Cage aveva felicemente intuito. Così nel ritmo dello sdoppiamento e della moltiplicazioni delle identità del cinquantenne cavaliere della Mancia i limiti di un corpo immobilizzato trovano la via immaginativa del loro superamento. Due don Chisciotte si presentano sulla scena . Il primo rievoca la figura del Mancego e della sua condizione sociale, il secondo a cavallo della sua carrozzella alla fine sconfigge nella “spaventosa e inaudita avventura dei mulini a vento” il rischio della solitudine e di una mancata comunicazione. Per voce di una narratrice il racconto procede attraverso dodici scene: la famiglia e la dieta del cavaliere, le letture notturne e i cavalieri fantasma, la ricerca di Dulcinea, il battesimo del ronzino, la partenza per la vita errante, l’arrivo all’osteria considerata un castello, l’investitura a cavaliere, il cammino nella foresta, la liberazione del giovane contadino, l’incontro e la lotta con i mercanti, il ritorno a casa e l’avventura dei mulini a vento. Alla felice intuizione di Federico Bonifati e alla sua scrittura poetica si deve l’ultima scena. Ad Alberto Braida si deve la musica della canzone tratta dalle poesie che seguono il prologo del Don Chisciotte.